Linux Foundation e non solo: nuove naming convention contro il razzismo

Linux Foundation, Cisco, IBM, Red Hat, VMware, Akamai, Cloud Native Computing Foundation e altri big del settore tech hanno tolto il velo ad una nuova iniziativa chiamata “Inclusive Naming Initiative“. Il progetto nasce per aiutare le aziende a rimuovere ogni tipo di linguaggio con sfumature poco chiare e sostituirlo con un insieme concordato di termini neutri. L’obiettivo è avere una naming convention chiara e certificata entro la fine del 2021.

Seppur in Italia non sia stato socialmente rilevante, il movimento Black Lives Matter ha interessato trasversalmente tutti i settori di una delle economie più forti del mondo. Anche oggi, a diversi mesi di distanza, cantanti, sportivi e figure dello spettacolo cercano di sensibilizzare le persone contro il razzismo. Pure Linux è stato coinvolto: Torvalds ha avallato un cambio di terminologia consigliando di evitare i termini Master, Slave, Whitelist e Blacklist.

inclusive naming convention

Inclusive Naming Initiative – Naming Convention

L’iniziativa ha già un sito web e vede l’impegno in prima persona di aziende molto importanti. Ad esempio Red Hat, su GitHub, ha informato di essere al lavoro per rimuovere il linguaggio problematico dal proprio software e ha condiviso delle linee guida da seguire. Sarà un lavoro molto lungo. L’azienda ha infatti pubblicato questa dashboard, di cui vi riporto uno screenshot qui sotto, in cui mostra il numero di volte in cui compaiono le parole Master, Slave, Whitelist e Blacklist nei propri repo.

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Solo master compare 337’556 volte, slave ‘solo’ 105’015 . Sommate sono quasi mezzo milione di parole da sostituire. Cambiarle tutte sarà un grande lavoro, ha commentato Chris Wright, senior veep e CTO di Red Hat. Di seguito una parte del suo intervento:

A livello tecnico, il cambiamento deve essere effettuato in centinaia di comunità separate, che rappresentano migliaia di progetti diversi su altrettanti repository di codice. È necessario prestare attenzione per evitare la rottura di applicazioni o API, mantenere la compatibilità con le versioni precedenti e comunicare le modifiche a utenti e clienti.

Sono tantissime le aziende al lavoro per aggiornare il proprio codice sorgente e la propria documentazione. Qui trovate la lista condivisa dalla Linux Foundation.

L’iniziativa spera comunque di muoversi rapidamente, con la sua roadmap che prevede la definizione delle best practice durante il primo trimestre del 2021, i casi di studio disponibili nel terzo trimestre del 2021 e un programma di certificazione consegnato nel quarto trimestre del 2021. Si vuole evitare la proliferazione di una miriade di termini sostitutivi che creerebbero una gran confusione (cosa che sta già avvenendo).

P.S: finché si tratta di cambiare quattro parole probabilmente, seppur non in modo così immediato, l’obiettivo può essere raggiunto. Ci sono però un sacco di parole che potenzialmente vanno rinominate se dietro a ogni termine si vuol guardare male. Penso ad esempio alla terminologia UNIX, al concetto di Classe nella programmazione ad oggetti o al semplice typedef (definire un tipo è offensivo!). Quindi, mi chiedo, arriveremo a rinominare tutto?

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