Diffusione di GNU/Linux: cosa è cambiato in 10 anni?

Nel lontano 2011 scrissi un articolo dal titolo Diffusione di GNU/Linux: di chi è la colpa?, articolo successivamente aggiornato nel 2016 a cinque anni dalla sua stesura. 
In questi articolo ho analizzato le cause della mancata diffusione dei sistemi operativi GNU/Linux in ambito desktop.

Sono passati ormai 10 anni da quel primo post e fortunatamente alcuni problemi son un lontano ricordo anche se il grosso dei problemi sembra essere ancora li.
Ecco cosa ne penso.
 

L’hardware & driver

Il problema del riconoscimento dell’hardware è ancora li e anzi, in un certo senso, in alcuni casi specifici, la situazione è addirittura peggiorata. Partiamo dall’hardware più recente. Qualche mese fa un mio lettore ha acquistato un assemblato nuovo e ha avuto una serie di disavventure con la sua scheda madre che, ancora ora, con gli ultimi kernel, è riuscito a risolvere. Questo è un problema di vecchia data, l’hardware nuovo difficilmente vien subito supportato e spesso ci si ritrova a dover compilare kernel o, se poco pratici, nell’aspettare che la nostra distro preferita si aggiorni di release per poter sfruttare appieno l’hardware che abbiamo comprato. 
Come vi dicevo prima ora la situazione è peggiorata per chi ha vecchio hardware. Sempre meno distro supportano l’architettura i386 e, chi ha vecchi computer che vuole mantenere in attività, ha sempre meno possibilità di farlo. Cade così il mito di Linux, il sistema in grado di riportare in vita vecchi PC.
Latro driver video la situazione è invece migliorata grazie anche al supporto inaspettato di NVIDIA e a Valve che sta spingendo il settore del gaming su Linux. 
I problemi di tearing invece, almeno nel mio caso, continuano anche con il PC nuovo e driver NVIDIA proprietari, ma si sa, io son sfigato di natura.
Nel vecchio articolo vi avevo parlato anche dei successori di Xorg (all’epoca Mir e Wayland). Cosa è cambiato in tutti questi anni? Be, lo sviluppo di Mir continua ma non è più indirizzato lato desktop dove, anche Ubuntu, è capitolata in favore di Wayland. Lo sviluppo di Wayland continua così come il lavoro per garantire il supporto con GNOME e KDE Plasma ma il tutto va a rilento e, dopo tanti anni, stiamo ancora appresso a Xorg.

Le killer application

Dal 2011 ad oggi sono arrivati i software professionali? Ni. 
Parlando del mio settore abbiamo finalmente alcuni CAD 2D degni di nota come BricsCAD (a pagamento ma con costi umanamente sostenibili). Altri software professionali non pervenuti (e credo non arriveranno mai).
Ultimamente, parlando sempre del mio orticello, sto anche avendo problemi con il software per la firma elettronica, software che è disponibile nativamente per Ubuntu e derivate e che in passato riuscivo a far funzionare correttamente anche su Fedora e Arch Linux. Perché ho detto in passato? Be, perché a seguito dell’aggiornamento di alcuni pacchetti sulle suddette distro il software ha smesso di funzionare ovunque tranne che su Ubuntu. 
Il resto dei software ancora latita e, in caso di stringente necessità nell’uso di un software specifico, ci si deve accontentare di usare Wine e sperare di non avere problemi nell’emulazione (e lo sappiamo che shit happens).
Lato killer application possiamo includere anche i giochi. Qui per fortuna qualcosa si è mosso grazie a Valve e il suo Proton. Il supporto è migliorato e si riesce a giocare a diversi titoli senza problemi. I miglioramenti son tangibili e in divenire e questo si deve anche alla Steam Deck, la nuova console portatile di Valve equipaggiata con Linux.

I grandi utenti e la Pubblica Amministrazione

Qui ci sono alti e bassi, con migrazioni avvenute con successo e dietro front inaspettati. Purtroppo la Pubblica Amministrazione Italiana, così come quella delle altre nazioni, è soggetta alla classe politica e agli interessi economici delle grandi aziende. Ormai, dopo anni di militanza nel mondo foss, ho perso le speranza di vedere una adozione su vasta scala del software libero e open source. Per ogni passo in avanti ci sarà sempre una marcia indietro. Che poi diciamocelo, siamo onesti con noi stessi, il software libero e open source non può essere adottato in tutti gli ambiti. Facciamo l’esempio delle suite da ufficio. Microsoft ha dalla sua una suite da ufficio standard di fatto, che supporta anche formati aperti (ODF) ed è in grado di offrire supporto di livello aziendale. L’alternativa più famosa ovvero LibreOffice, solo di recente con LibreOffice Enterprise ha deciso di andare incontro all’utenza aziendale offrendo supporto professionale. Recuperare il gap con le soluzioni offerte da Microsoft sarà difficile e richiederà nella migliore delle ipotesi molto tempo. Comunque, se volte avere una panoramica di quello che si sta facendo vi invito a cercare sul blog il tag Pubblica Amministrazione. Fra l’altro recentemente uno stato tedesco ha deciso di avviare un processo di migrazione, sia lato suite da ufficio che lato sistema operativo.
 

La piccola utenza

Qui purtroppo si è avuta, ancora una volta, una flessione nell’adozione di Linux nella piccola utenza. Il motivo principale è Microsoft Windows che, con Windows 10, ha offerto all’utenza un sistema operativo meno problematico rispetto alle vecchie edizioni. Fra l’altro, anche grazie all’avvento di SSD sempre più economici e sempre più adottati dai produttori di computer chi ha più necessità di velocizzare il proprio computer con un sistema operativo alternativo? In passato noi utenti Linux abbiamo fatto i grandi numeri grazie ai sistemi operativi mal riusciti di Microsoft come Windows Vista, ora le cose son un po’ più difficili. 
E per chi spera in nuova linfa da parte degli utenti Windows 10 che non possono aggiornare a Windows 11 per via dell’hardware non supportato be… ci sarà da aspettare visto e considerato che Windows 10 sarà supportato sino al 14 Ottobre 2025.
Per quanto riguarda poi l’arrivo in commercio di computer equipaggiati con Linux la situazione è migliorata grazie a realtà come Tuxedo o System76 anche se questi produttori si rivolgono principalmente ad utenti consapevoli, che sanno di volere una macchina 100% compatibile con Linux, e che effettuano i propri acquisti online sui siti dei produttori. La casalinga di Voghera non troverà mai questi computer nei negozi fisici o negli store come Amazon. E così la piccola utenza continuerà a non sapere di Linux.
 

La logica del castello e la frammentazione

Nel vecchio articolo avevo coniato la teoria della logica del castello. In cosa consiste? Be, nella continua presa di posizione da parte di alcuni utenti e programmatori che portano avanti la loro visione a discapito del bene comune, del realizzare qualcosa che va bene per tutti. 
E indovinate un po’? Non è cambiato molto, c’è ancora questo atteggiamento. Assistiamo ancora alle solite discussioni su quale sia il desktop migliore, su quale sia il file manager migliore e abbiamo moltiplicato le soluzioni ai problemi. Alle solite discussioni ultimamente si è aggiunta la diatriba fra la community di GNOME e System76: da una parte abbiamo GNOME che non si vuole aprire a modifiche e segue la sua visione, dall’altra System76 che prende la decisione di farsi un desktop environment tutto suo. Ma possiamo continuare a parlare della solita guerra civile fra chi sostiene Flatpak e chi sostiene Snap. Nel corso degli ulti anni si è visto un atteggiamente negativo nei confronti di snap anche da parte di distribuzioni derivate da Ubuntu come Linux Mint che ha messo alla porta Snap dalla distro. Dall’altra parte abbiamo sempre Ubuntu che va avanti per la sua strada con snap e che con l’ultima versione ha iniziato anche a propinare Firefox in formato snap per impostazione predefinita. L’unica community che sembra fregarsene altamente di queste diatribe è quella di Manjaro che ha una edizione per ogni desktop environment e offre supporto sia a snap che a flatpak.
Come potete ben capire siamo sempre alle solite, anziché portare avanti un progetto con contributi di tutti preferiamo farne due, o magari tre o quattro. E chi ci perde in tutto questo? Tutti, sia noi utenti, che chi scrive software e vuole fare il porting del proprio software per Linux.

I Big del mondo GNU/Linux

Red Hat, Canonical e Suse continuano a fare soldi con il settore enterprise. Si, sono aziende che contribuiscono a monte allo sviluppo del kernel Linux e con altri progetti foss ma non si impegnano, giustamente, nel settore consumer che non è considerato redditizio.
Canonical ha ormai da tempo smesso di spendere risorse importanti per Ubuntu Desktop e questo è sotto gli occhi di tutti.
Gli unici che sembrano crederci ancora sono i nuovi arrivati dalla Cina. Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di alcuni progetti interessanti come Deepin Technology che sembrano crederci seriamente, complice anche la strategia del Governo cinese di distaccarsi dalla dipendenza tecnologica occidentale.
 
 

E tu che già usi GNU/Linux?

Noi continuiamo, anche se meno numerosi di prima, a portare avanti i principi del software libero e di quello open source ma non possiamo fare poi molto, forse l’unica cosa che possiamo fare è quella di smettere di usare termini come “alternativa a” quando parliamo di software libero e open source ma definiamoli per quel che sono ovvero semplicemente software. Poi lasciamo all’utente la decisione in merito, se sono o meno software validi e utili al loro scopo. 

Source: Diffusione di GNU/Linux: cosa è cambiato in 10 anni?

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